La fanzine

“Kendo. Crossing the swords / Kendo. The way of the sword”, è una fanzine realizzata a quattro mani da Fabio Ottonelli e Domenico Pescosolido, strutturata come un oggetto “double-face”.

Gli autori hanno ciascuno una propria copertina, una propria sequenza, un proprio ingresso narrativo. Le due metà si incontrano al centro, senza che vi sia un inizio e una fine in senso canonico.

Non si tratta di un catalogo della mostra, né di un documento dell’evento sportivo: è piuttosto un oggetto narrativo, che si muove a partire dalle immagini per raccontare non il “cosa” ma il “come”, non il fatto ma il senso. La fanzine, nella sua natura indipendente e artigianale, si rivela il contenitore ideale per questo tipo di racconto. È un modo per restituire alla fotografia la sua fisicità.

Tutte le fotografie sono in bianco e nero, stampate in formato A4 e rilegate a punto metallico centrale, senza testi interni né didascalie. A parlare è solo la fotografia, con il suo ritmo interno e la sua capacità evocativa.

Il lavoro di Fabio Ottonelli si concentra sulla dinamicità: immagini mosse, scatti vibranti, sfuocature intenzionali. Il suo sguardo cerca la tensione cinetica del combattimento, l’istante instabile in cui tutto sta per accadere. È una fotografia viva, viscerale, immersa nel rumore e nel gesto.

L’approccio di Domenico Pescosolido è più statuale, quasi meditativo, soffermandosi sui gesti, sugli inchini, sulle attese, sui volti assorti, mostrando ciò che avviene ai margini dell’azione: la preparazione, la compostezza, il silenzio. E’ la parte invisibile del Kendo, quella che si coltiva nella disciplina quotidiana e nella tensione interiore.

La fanzine, così costruita, è il risultato di un dialogo tra due visioni: una che si muove verso l’urgenza dell’azione, l’altra verso la densità della sospensione, restituendo un ritratto del Kendo che va oltre la cronaca. Un ritratto che è anche un modo di fare fotografia: selezionare, sottrarre, ascoltare.

“Kendo. Crossing the swords / Kendo. The way of the sword” è un oggetto semplice, diretto, pensato per essere sfogliato con calma. Non vuole imporsi come pubblicazione definitiva, ma come traccia di un percorso, testimone di uno sguardo condiviso.